Nella sua terra d’origine è come la pizza per noi napoletani. Uno dei piatti più identitari della cultura pop giapponese che però ha origini cinesi. Noto già dal 1665, si afferma in Giappone dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando si diffuse sul mercato l’economica farina americana con la quale venivano confezionate queste “tagliatelle tirate a mano” (dal termine cinese lamian, da cui deriva il nome ramen).
Piatto caldo e gustoso, è composto da un brodo misto di carne di pollo e maiale, pesce essiccato, alghe e molluschi freschi (aggiunti alle ricette originali dalla tokyo new wave, il movimento di giovani cuochi della città), nel quale vengono immerse delle tagliatelle di frumento (noodles) e vari condimenti come le ajitama tamago (uova sode marinate) erbe, vegetali e carne o pesce.
Staj propone un ramen ispirato allo stile moderno di tokyo, frutto della contaminazione di più culture, aggiungendo alla ricetta tradizionale dei tre ramen più conosciuti – lo shio, lo shoyu e il miso ramen – prodotti legati alla territorialità mediterranea: vongole, cozze e colatura di alici accompagnano i noodles preparati a mano ogni giorno.
Bacchette e renge, il cucchiaio cinese, per il brodo. Far rumore mangiando il ramen è un must.